Emanuel Coppola racconta della Lavanderia di famiglia che, nell’Ariano Irpino dichiarata “zona rossa”, offre gratuitamente il servizio di igienizzazione delle divise di personale sanitario ed operatori di polizia: «Il costo del lavaggio, di fronte a questa emergenza, non conta nulla. Fanno turni massacranti o sono in strada H24, li aiutiamo noi». Intanto il Tricolle è spettrale: «Ci mancano i clienti, non solo economicamente. Le loro battute sono capaci di cambiare il verso di una giornata. A chi ci considera “malati” rispondiamo che gli arianesi si rialzano sempre e comunque»
Il costo del lavaggio, a fronte di questa emergenza, non conta nulla. Abbiamo messo a disposizione i nostri macchinari, la nostra professionalità ed il nostro lavoro a servizio di chi è in prima linea. Gratuitamente».
Una telefonata indotta dal tam-tam social che parte da Ariano Irpino e che si espande in tutta la provincia. C’è una lavanderia, la Dry Blue, da oltre trent’anni al servizio dei clienti del Tricolle, che, come si legge da Facebook, «offre, a titolo gratuito, dal 18 al 31 marzo il lavaggio e l’igienizzazione di abbigliamento da lavoro a tutti coloro che prestano servizio all’Ospedale “Sant’Ottone Frangipane” e agli appartenenti alle Forze dell’Ordine che, sulla scorta dell’Ordinanza Regionale numero 17, “blindano” il territorio comunale.
A spiegarci l’iniziativa è Emanuel Coppola, 21 anni, figlio della proprietaria dell’esercizio, Tiziana Pierro, che, così come il resto della famiglia, porta avanti l’attività.
«Forniamo da sempre servizio agli enti socio-assistenziali perché siamo in possesso di macchinari, tra lavatrici ed essiccatoi, capaci di igienizzare i capi e di auto-igienizzarsi. Possiamo, quindi, sterilizzare i capi medici di ogni tipo. I turni dell’Ospedale Frangipane, in questi giorni, sono massacranti – ci spiega – medici ed operatori non hanno quasi mai tempo libero. Vogliamo, quindi, offrir loro un servizio decisivo, alla luce dell’aggressività del Covid19».
Lo stesso vale per gli appartenenti alle Forze dell’Ordine: «Sono in strada per intere giornate – racconta Emanuel – a controllare il territorio alla luce dell’Ordinanza Regionale che fa di Ariano Irpino una “zona rossa”. Non è facile neanche per loro affrontare questa situazione e combattere contro un nemico invisibile. Le nostre porte sono aperte anche a loro. Dobbiamo aiutare chi è esposto in prima linea».
Da giovane esercente, Emanuel, ci aiuta anche a capire come la città di Ariano Irpino ed il suo tessuto di piccoli imprenditori stia affrontando queste giornate tremende il cui tempo è scandito dalla conta dei contagiati e, purtroppo, morti: «La situazione è chiaramente stressante. Sia da un punto di vista economico che morale. Ariano Irpino – afferma – è una città molto viva, svegliarsi e trovare le strade vuote è pesante. Così come è pesante non avere più clienti e non solo per una questione economica. Mancano i sorrisi, mancano le solite chiacchiere. La battuta di un cliente, spesso, è in grado di cambiare la giornata».
E, da arianese, Emanuel è ferito da quanto accaduto in questi ultimi giorni. Dai titoli di giornale, dalle parole che accompagnano il calvario vissuto dalla sua città: «E’ brutto essere sulle prime pagine dei giornali, la nostra comunità rischia di essere bollata come “malata”. Ma vorrei assicurare a tutti che il popolo arianese è capace di rialzarsi. È accaduto con il Terremoto del 1980 che noi giovani abbiamo conosciuto solo dai racconti dei nostri nonni e dei nostri genitori. Accadrà anche con il Coronavirus. Siatene certi».